LA FISIOTERAPIA SU MISURA A RAVENNA 33: UN TEAM ETEROGENEO: tante competenze complementari per un’offerta più ricca

Alessandro Tazzari è specializzato in manipolazioni fasciali, una me­todica che richiede una valutazio­ne complessiva del paziente per individuare la tecnica manuale più adeguata per risolvere il pro­blema. «Il corpo si cura da solo – ama ripetere –. Quello che pos­siamo fare noi fisioterapisti è coin­volgere il paziente affinché collabori nel mettere in moto i processi fisiologici d i autoguarigione. Spesso chi ha dolore, pensa di venire da noi per essere curato ‘passivamente’. Ma, in realtà, gran parte del successo riabilitativo dipende dalla sua stessa volontà, che si esprime soprattutto nel proseguire attivamente a domicilio gli eser­cizi terapeutici appresi». Per chi soffre di disordini linfatici, un otti­mo aiuto viene da Maria Dibitonto che esegue massaggi manuali con la tecnica Vodder per eliminare o attenuare gonfiori, edemi e ritenzione idrica. E non solo. La fisioterapista, che collabora con Ravenna sin dal 2012, si occupa anche della riabilitazione cardio­logica, adatta a pazienti che hanno eseguito alcuni interventi, sotto la costante supervisione del cardiologo e con l’utilizzo di telemetria per un monitoraggio costante. «Amo il mio lavoro perché mi fa sentire utile – rivela –. Da sempre appassionata all’ambito medico e a quello sportivo, ho trovato il modo di fare una corretta ‘sintesi’».

La più giovane del gruppo è Daniela Ricciardi, 26 anni, che si è laureata in Fisioterapia con il massimo dei voti all’Università di Bologna tre anni fa. Dopo diversi tirocini a Ravenna 33, è stata assunta subito al termine degli studi. «Diventare fisioterapista è stata la realizzazione di un sogno che ho perseguito con tutte le mie forze – dice –. Cosa mi piace di questo lavoro? Il contatto diretto con il paziente e la possibilità di aiutarlo a stare meglio, ritornando al più presto alla normalità. Visto che di imparare non si finisce mai, l’obiettivo è continuare a perfezionarmi. Nel 2019, per esempio, ho seguito a Milano un corso di terapia manuale incentrato dal ‘Mulligan Concept’ che si basa su mo­bilizzazioni articolari passive e attive su tutto il corpo per cor­reggere le principali cause di dolore e di perdita di movimento nelle articolazioni».

Completano il gruppo Erika Ciccotelli e Lorenzo Zoffoli. «Diven­tare fisioterapista – ricorda Ciccotelli, specializzata in particola­re sulla cervicale, sul viso e sulla testa – è stato il coronamento di una mia naturale propensione. Sin da quando praticavo la pallavolo, da ragazzina, mi affascinava il ruolo di colui che entrava in campo durante le partite per aiutare l’atleta a gesti­re i vari problemi e infortuni. All’università, mi si è aperto un mondo che mai avrei immaginato, fatto di conoscenze scientifi­che in costante evoluzione, di nuovi studi e di integrazione del paziente all’interno di un modello psicosociale. Ho così capito l’importanza di non guardare solo la diagnosi ma di inquadra­re il paziente in una prospettiva più ampia. Ogni situazione è diversa dalle altre: spesso alla base c’è un danno fisiologico o biologico ed è normale partire da qui, ma può anche capitare che il dolore non sia ben identificato». A suo avviso, per avviare un buon percorso di fisioterapia, è fondamentale indagare le paure, la mentalità e la cultura del paziente, come si rapporta al corpo e al dolore. Dietro un trattamento infatti non c’è solo la mano sul paziente, ma una rieducazione attraverso l’esercizio fisico. «Sono sempre molto soddisfatta – rivela – quando chi si è rivolto a me, ‘esce’ con una maggiore consapevolezza di sé».

Lorenzo Zoffoli è un Ospetopata. Alle spal­le ha un lungo percorso di formazione: una laurea in Scienze motorie e in Fisio­terapia, poi l’iscrizione alla Belso – The Belgian School of Osteopathy, dove ha completato il primo e secondo livello di manipolazione fasciale, metodo Stecco. Qual è la differenza tra un fisioterapista e un osteopata? «Diversamente dal fisioterapi­sta – spiega – che utilizza la rieducazione e le terapie manuali e strumentali quali laser, ultrasuoni e tecar terapia, l’osteopata ricerca principalmente le cause che hanno generato il problema, anche quelle di tipo psicosomatico, per poi ripristinare i processi di autoguarigione attraverso la manipolazio­ne. Sono specializzato, in particolare, nelle terapia cranio-sacrale, in manipolazione viscerali, strutturali e articolari. Mi piace ‘agire’ sul paziente, con cui è bello veder crescere nel tempo una forte empatia».