Il Dr. Giovanni Cammaroto, medico specialista in Otorinolaringoiatria, spiega come alleviare la congestione nasale e quando ricorrere alla chirurgia se non si ottiene sollievo dalle terapie farmacologiche.

Per risolvere il fastidioso problema del naso chiuso, che impedisce di respirare bene, c’è una soluzione definitiva: l’intervento ai turbinati ipertrofici. In molti casi però la congestione nasale può essere infatti causata dal gonfiore del rivestimento della mucosa nasale.
Virus e batteri, ma anche allergeni come polvere e polline, possono infiammare le vie nasali e determinare l’ipertrofia dei turbinati. Il flusso dell’aria che passa dalle narici viene così ridotto, o nei casi peggiori, bloccato. Il naso chiuso, soprattutto se persistente e accompagnato da altri sintomi del raffreddore o meno, può davvero privare le persone di energia, soprattutto se persiste a lungo. Questo perché non solo interferisce con le attività di tutti i giorni, creando una sensazione di stordimento e disturbando la normale respirazione, ma in quanto riduce la qualità del sonno.
A parlarne è il Dr. Giovanni Cammaroto, medico specialista in Otorinolaringoiatria che riceve i pazienti ed esegue interventi al Polo sanitario S. Teresa del Bambin Gesù di Ravenna (Gruppo PSR).

Dr. Cammaroto, quali sono i primi accorgimenti che suggerisce per prevenire e ridurre la fastidiosa congestione nasale?
«Quando si è a casa, una buona abitudine igienica consiste certamente nel fare lavaggi nasali anche quotidiani, che aiutano a lavare via le impurità dell’aria intrappolate nel naso e a decongestionare le mucose. Si può utilizzare una soluzione salina, che si ottiene mescolando un cucchiaino di sale in mezzo litro di acqua e facendola bollire. È un decongestionante naturale e riduce la carica infettiva nasale.
Molto importante è anche prevedere una buona umidificazione degli ambienti, facendo arieggiare bene le stanze, soprattutto le camere da letto, e prevedendo una manutenzione periodica dei sistemi di riscaldamento/raffrescamento di vecchia generazione».

Quando si dorme, c’è una soluzione per garantirsi un sonno migliore?
«Alcuni soggetti potrebbero trarre beneficio da una posizione leggermente rialzata. Il naso, infatti, tende a chiudersi in posizione stesa quando i turbinati si gonfiano. Un altro consiglio è quello di lavare la biancheria da letto ad alte temperature e riporla in involucri di plastica sigillati per evitare il contatto con gli acari della polvere».

Ci sono farmaci che alleviano i sintomi? In molti ricorrono al fai da te…
«Nulla di più sbagliato, infatti. Il mio consiglio è di non comprare mai niente in farmacia senza prima essersi rivolti a uno specialista che valuta il tipo di problema, le cause, suggerendo infine il dispositivo medico più adatto. In molti casi, un aiuto può arrivare dai dilatatori nasali che contrastano la congestione nasale e il russamento durante il sonno».

Quali sono le principali cause dell’ipertrofia dei turbinati nasali che è piuttosto frequente?
«Ce ne sono varie, anzitutto di tipo anatomico, poi quelle infiammatorie di tipo allergico e non. Individuarle è il primo passo per poter impostare la giusta terapia con l’intento di far provare sollievo al paziente».

Si tratta dunque di un problema molto comune in età adulta?
«Sì, accade a tanti di ritrovarsi i turbinati “ingrossati” a seguito di raffreddori, sindromi allergiche o semplice irritazione, per  esempio dopo l’esposizione a smog o sostanze chimiche aggressive.
Spesso questa ipertrofia è solo momentanea e, unavolta finita l’infiammazione o l’irritazione, le mucose che rivestono i turbinati si sgonfiano e tornano alle loro dimensioni normali, ripristinando la funzionalità respiratoria ottimale. Non sempre, però, i sintomi regredisco da soli e c’è bisogno di assumere farmaci per curare l’infezione o l’allergia che sono all’origine dell’infiammazione, come spray cortisonici o antibiotici, in caso di sinusite batterica. In alcuni casi, quando l’infiammazione diventa cronica, l’ipertrofia dei turbinati diventa permanente, alterando l’anatomia interna del naso e la sua funzionalità. Occorre quindi valutare eventuali e possibili terapie».

Quando si rende necessario l’intervento ambulatoriale ai turbinati nasali?
«In tutti quei casi in cui il paziente non trova giovamento dalle varie terapie farmacologiche, quali l’applicazione di spray nasali a base di cortisone a intervalli di tempo definiti. Bisogna però escludere lapresenza di forme allergiche che è possibile scoprire con prove cliniche».

Come si riducono chirurgicamente i turbinati nasali?
«Con un piccolo intervento ambulatoriale della durata di circa mezz’ora. La tecnica è indolore in quanto richiede solo un’anestesia locale. Al termine, il paziente può subito riprendere tutte le sue attività quotidiane.
Bisogna solo adottare qualche accorgimento classico del post-operatorio ma senza inficiare la qualità della vita. In alcuni casi, dopo un certo periodo, l’ipertrofia si ripresenta ed è necessario ripetere l’operazione. Dipende dalla risposta del paziente perché, trattandosi di una patologia infiammatoria, ognuno ha una risposta immunitaria diversa».

Ci sono anche altre tecniche più invasive e radicali?
«Sì, per esempio la chirurgia nasale in anestesia generale che consente di intervenire anche su una severa deviazione del setto nasale o su una poliposi. Chiaramente non si esegue mai se non si riscontra una deviazione del setto nasale. Oggi come oggi, nel nostro settore, si parla di medicina di precisione, in grado di offrire una soluzione personale e individualizzata, mi piace definirla “sartoriale”».