Intervista al professor Donato Mele, nuovo coordinatore dell’Unità Operativa di Cardiologia. «Un team di specialisti dedicato, tecnologia d’avanguardia, formazione universitaria e attività scientifica, per dare un contributo concreto alla collettività»

 

 

Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte nel mondo e anche in Italia, costituendo il 30,8% di tutti i decessi nel 2021, secondo quanto reso noto dall’Istituto Superiore di Sanità. La medicina oggi non può solo occuparsi di trattare queste malattie quando sono in uno stato avanzato ma deve necessariamente cercare di ridurne il rischio ed effettuare una diagnosi precoce. Parte da questa considerazione, unitamente alla volontà di dare un contributo concreto alla collettività, la nuova sfida di Ravenna 33, al cui interno è stata riorganizzata l’Unità Operativa di Cardiologia, che opera anche in accreditamento con il Servizio Sanitario Nazionale. Il coordinamento è stato affidato al professor Donato Mele, cardiologo, già professore associato di Cardiologia presso l’Università degli Studi di Padova.

Professor Mele, quanto è rilevante la prevenzione cardiovascolare?

«E’ fondamentale. Si stima che, agendo sui fattori di rischio, l’80% dei decessi legati alle malattie cardiovascolari, tra cui le malattie cardiache e gli ictus, sarebbe evitabile. Gli elementi principali della prevenzione sono una dieta sana, l’attività fisica, l’astensione dal fumo di tabacco e, per così dire, la “conoscenza dei propri numeri”, cioè del proprio rischio individuale. Ravenna 33 può dare il suo contributo nel promuovere il benessere della comunità, soprattutto attraverso il modello della presa in carico del soggetto a rischio, oltre che del paziente già cardiopatico.»

Ci può chiarire meglio che cosa vuole dire in pratica?

«Ravenna 33 mette a disposizione i propri specialisti non solo per la diagnosi di specifiche malattie del cuore ma anche per valutare il rischio di avere, in futuro, eventi cardiovascolari. Una volta verificato che il rischio è aumentato, il soggetto non viene lasciato a sè stesso con questa informazione ma è preso in carico dalla struttura con un duplice obiettivo: da una parte escludere che non ci sia già un danno cardiaco in atto e dall’altra trattare i fattori di rischio fino a raggiungere il loro controllo.»

Pensate anche a iniziative specifiche a questo riguardo?

«Si, è importante avvicinare il più possibile la popolazione alla prevenzione primaria. Per questo Ravenna33 istituirà una giornata per il calcolo gratuito del rischio cardiovascolare individuale. Ciò non solo per identificare i soggetti a rischio aumentato ma anche per educare alla prevenzione. Un concetto importante da trasmettere, per esempio, è che il rischio cardiovascolare non va stimato una volta sola nella vita ma deve essere rivalutato nel tempo. Inoltre, abbiamo in mente di attuare programmi per la diagnosi precoce di patologie cardiache spesso asintomatiche, un po’ come già avviene per il cancro. E’ un obiettivo ambizioso ma importante per la collettività.»

Il modello della presa in carico vale anche per chi soffre già di problemi cardiaci. E’ così?

«Certamente. Ravenna33 non vuole più limitarsi ad erogare singole prestazioni sanitarie di base, ossia visite ed esami strumentali di primo livello, ma farsi carico del problema del paziente finché non è stato risolto, il che significa utilizzare la tecnologia diagnostica che serve per giungere alla diagnosi, trattare il paziente e seguirlo nel tempo. Tutto questo può sembrare ovvio ma è invece una grande sfida per una struttura privata che vuole effettuare la presa in carico al proprio interno, evitando, per quanto possibile, di far rimbalzare il paziente da un ospedale o un ambulatorio a un altro per trovare, ad esempio, la disponibilità di una certa strumentazione diagnostica.»

Il primo punto è il team di specialisti. Che cosa può dire al riguardo?

«E’ importante disporre di cardiologi che non siano solo generalisti ma abbiano anche specifiche competenze. Per questo motivo abbiamo costituito un gruppo di cardiologi con caratteristiche diverse: alcuni, ad esempio, sono particolarmente esperti in malattie del cuore come le aritmie, altri sono esperti in varie tecniche diagnostiche, altri ancora sono esperti in riabilitazione cardiaca. Il collante di questo gruppo è che tutti condividono la disponibilità a ‘investire’ in questo nuovo progetto, che richiede a ciascuno tempo e dedizione per poter seguire nel miglior modo possibile il paziente, tenendo conto delle sue specifiche necessità e senza farlo mai sentire solo. Cerchiamo, inoltre, di sviluppare una stretta collaborazione con i medici di medicina generale.»

In questa nuova organizzazione è importante poi la giusta dotazione tecnologica…

«E’ importantissimo. Prendere in carico il paziente significa anche erogare all’interno della struttura gran parte delle prestazioni strumentali necessarie, non solo quelle di primo livello. Grazie agli investimenti di questi ultimi anni, Ravenna33 è dotata di una TAC a 256 strati che consente lo studio non invasivo delle arterie coronarie in modo ottimale. Inoltre, è stata acquisita una risonanza magnetica da 1,5 Tesla, che nella medicina moderna è irrinunciabile per la diagnosi e l’inquadramento di molte cardiopatie. La dotazione tecnologica di Ravenna33 è in ulteriore espansione con l’acquisizione di attrezzature all’avanguardia per l’imaging ecocardiografico, per lo studio delle aritmie e la valutazione dei pacemaker. L’obiettivo, come ho detto, è far sì che il problema clinico del paziente possa essere individuato, risolto e controllato nel tempo all’interno della struttura, senza rivolgersi altrove. Laddove questo non fosse possibile, il paziente sarà indirizzato ad altre strutture e poi ripreso per essere seguito nel tempo.»

Quali altre novità ci saranno nella cardiologia di Ravenna33?

«Un’importante novità è che dal prossimo ottobre Ravenna33 sarà ufficialmente sede per la formazione universitaria dei medici specializzandi in Cardiologia. Siamo consapevoli dell’impegno che abbiamo assunto ma anche orgogliosi. Abbiamo anche la speranza che in futuro ci siano specializzandi che decidano di restare a lavorare a tempo pieno presso la nostra struttura. Infine, vorremmo sviluppare un’attività didattica e formativa anche per i colleghi già specialisti e contribuire alla ricerca nell’ambito cardiovascolare.»

Tante novità che fanno pensare a una struttura sempre più in grado di muoversi verso il paziente…

«Sì, è proprio così. Ravenna 33 non vuole più limitarsi ad aspettare il paziente ma intende muoversi verso di lui e i suoi bisogni sanitari. Potrebbe sintetizzarsi così il cambio di passo che desideriamo fare, come ulteriore sviluppo del lavoro finora svolto e sempre caratterizzato dal fatto che il paziente è al centro della nostra attenzione e viene prima di tutto.»