Capita a molti di russare durante il sonno, soprattutto quando si respira male e si apre la bocca. A generare il rumore sono le vibrazioni delle pareti faringee, in particolare del palato molle e dell’ugola. Per quanto fastidioso, il fenomeno non è di per sé patologico. Il sonno può, invece, essere disturbato dalle apnee notturne che in alcuni casi accompagnano il russamento.

Le apnee notturne sono veri e propri arresti del passaggio dell’area la cui durata dipende dalla gravità dell’ostruzione, fino ad alcune decine di secondi. Se frequenti, nel corso degli anni, possono portare a problemi cardiocircolatori, sonnolenza, problematiche urologiche, sindrome depressiva.

I SINTOMI
Se non si hanno sintomi, spesso è il partner ad accorgersi di sospetti blocchi del respiro e agitazione durante il sonno. Molte persone, invece, ravvisano astenia diurna, il sintomo più ricorrente, insieme ad altri più sfumati che “simulano” anche altre patologie, quali sonnolenza, ipertensione, minzioni frequenti durante le ore notturne, irritabilità e impotenza nel genere maschile.

DIAGNOSI: GLI ESAMI DA FARE
Per arrivare alla diagnosi di apnee notturne, fondamentali sono due esami: la polisonnografia che consente un monitoraggio delle apnee e del russamento durante il sonno del paziente, e una fibroscopia delle prime vie aree. Il primo esame individua il numero di apnee notturne: fino a 5 all’ora sono normali, sopra le 20 inizia il rischio cardiovascolare. Il secondo, invece, valuta l’ostruzione a livello di naso, palato, lingua ed epiglottide.

In alcuni casi, si può poi completare la diagnosi di apnee notturne con l’endoscopia del sonno, per valutare le sedi di ostruzione dell’intero tratto respiratorio durante il sonno. Durante l’esame si può effettuare una chirurgia nasale, come ad esempio la turbinoplastica con radiofrequenze, che consente di migliorare la respirazione.

LA TERAPIA POSIZIONALE
Le persone più a rischio di apnee notturne sono quelle sovrappeso od obese, ma anche chi ha tonsille ipertrofiche e chi ha una mandibola piccola e arretrata. In molti casi, si possono ottenere benefici con la cosiddetta “terapia posizionale”: si va dal semplice mettere una pallina da tennis nella tasca del pigiama all’indossare una fascia elastica dotata di un piccolo vibratore che vibra quando il paziente è in posizione supina, la più a rischio per le apnee.

LA TERAPIA VENTILATORIA
Spesso però non è sufficiente e si ricorre alla CPAP, la terapia ventilatoria con pressione positiva continua delle vie aeree. In molti casi è necessario intervenire chirurgicamente sul naso e anche sul palato molle. L’ultima novità è la faringoplastica, una specie di lifting del palato che migliora le apnee con una tecnica mini-invasiva.

DISPOSITIVI INTRA-ORALI
Molto utili, infine, sono i dispositivi intra-orali come gli “oral appliance” preparati dall’odontoiatra: avanzando l’arcata dentaria inferiore durante la notte, creano una tensione sul palato molle tale da farlo vibrare meno.

 

a cura del dottor Filippo Montevecchi, otorinolaringoiatra e specialista del sonno di Ravenna 33